I «dimenticati». Gli Italiani in Libia da colonizzatori a profughi 1943-1976

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SINTESI:

Il lavoro di Luigi Scoppola Iacopini cerca di prendere le distanze da una visione sostanzialmente auto assolutoria del colonialismo italiano, quando non addirittura encomiastica come durante l’età liberale e il fascismo, e altrettanto da quella opposta di pura e semplice condanna emersa dalla fine degli anni Sessanta in poi. Il libro è il frutto di ricerche archivistiche, in cui sono stati consultati documenti inediti dell’Archivio centrale dello stato, dell’Archivio storico dell’Eni, dell’Archivio storico diplomatico del ministero degli Affari esteri del fondo Andreotti presso l’Archivio dell’Istituto Luigi Sturzo, dell’Archivio storico e fotografico dell’Associazione degli italiani rimpatriati dalla Libia e, infine, dell’Archivio diaristico di Pieve S. Stefano. In sostanza si tratta del primo vero e proprio lavoro scientifico incentrato esclusivamente sulla collettività italiana in Libia nel secondo dopoguerra, la cui periodizzazione si basa sul termine a quo del 1943 con l’inizio dell’occupazione militare britannica, e termina con quello ad quem del 1976, quando Gheddafi diventa ufficialmente uno degli azionisti della principale industria italiana, la Fiat. In questi poco più di trent’anni la comunità italiana vedrà un continuo assottigliamento delle proprie file fino alla sua definitiva cacciata nel 1970 e farà registrare un’alternanza della propria percezione della realtà tra alti e bassi, a seconda dell’andamento della politica interna della Libia e delle relazioni tra quest’ultima e l’Italia.