Il caso di Njeem Osama Almasri Habish, prima arrestato a Torino in adempimento dell’ordine emesso dalla Corte Penale Internazionale e poco dopo rilasciato per essere tempestivamente rimpatriato con aereo dei nostri servizi segreti, ha dato luogo ad aspre polemiche provenienti da varie parti politiche, che i Rimpatriati dalla Libia condividono, chiedendo ai Rappresentanti delle nostre Istituzioni un commento sulla loro vicenda resa attuale da quella in corso.
I Rimpatriati sentono di dover esprimere la loro indignazione per la gestione così poco trasparente dell’intero caso, pur determinato dalla necessità di riservare alla Libia un trattamento particolare. Lo stesso o simile a quello che determinò l’indifferenza del nostro Governo nel 1970, quando l’intera collettività italiana di 20mila persone venne colpita da durissimi provvedimenti con confisca di beni e contributi previdenziali, conseguente espulsione e rimpatrio a spese dei singoli. Allora il nostro esecutivo ritenne, per opportunità politica, di non dover ricorrere nemmeno all’arbitrato internazionale per denunciare la violazione del Trattato italo-libico del 1956 che proteggeva beni ed interessi dell’intera collettività.
La disperazione per l’ingiustizia del trattamento subito in patria determinò l’impegno quarantennale dell’AIRL per riuscire ad ottenere briciole di giustizia con tardivi provvedimenti, parziali e provvisori. Basti pensare che il Trattato storico bilaterale del 2008 non faceva riferimento alcuno al risarcimento per i beni confiscati, inserito successivamente in sede di legge di ratifica e attuato dopo estenuanti ritardi e indebite trattenute.
Questo esecutivo, dopo gli impegni presi dall’opposizione per arrivare ad una conclusione in termini di dignità e riscatto, non ha mai dato risposte formali alle istanze dell’Associazione e centinaia di singoli sono stati costretti a ricorrere alla giustizia per ottenere la redistribuzione degli ultimi 18 milioni stanziati e indebitamente trattenuti dal MEF. Attualmente, dopo aver perso il primo grado, ricorreranno in appello.
È certamente condivisibile l’importanza che la Presidente Meloni riserva alla Libia sotto molteplici aspetti. Ma queste necessità possono giustificare il rilascio affrettato e costoso di un criminale appena fermato in attuazione di un provvedimento della CPI e la mancanza di un cenno di doverosa attenzione verso migliaia di cittadini italiani che certamente non hanno demeritato?
Francesca Prina Ricotti, Presidente Nazionale AIRL
