La Camera dei rappresentanti (HoR) della Libia ha proposto di posticipare di sei mesi le elezioni presidenziali del Paese.
Il Parlamento in carica del Paese nordafricano, con base a Tobruk, ha tenuto una sessione lunedì sera per affrontare alcune questioni relative alle elezioni che da programma avrebbero dovuto svolgersi lo scorso 24 dicembre. Il presidente ad interim dell’HoR, Fawzi al-Nuwairi, ha presentato diverse proposte dei deputati, una delle quali chiedeva di posticipare il voto di sei mesi.
La scorsa settimana, l’Alta Commissione elettorale nazionale libica (Hnec) ha proposto di posticipare le elezioni del 24 dicembre di un mese (al 24 gennaio 2022), adducendo ostacoli che impediscono lo svolgimento di elezioni tempestive. Nel frattempo, al-Nuwairi ha affermato che il Parlamento chiederà al Consiglio di presidenza e al ministero degli Esteri di limitare il movimento e le visite degli ambasciatori stranieri in Libia, senza ulteriori dettagli. Venerdì scorso, i Paesi europei e gli Usa hanno esortato le autorità libiche a decidere senza indugio una data finale per le elezioni. In una dichiarazione congiunta, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Stati Uniti hanno fatto appello alle autorità libiche “al rispetto delle aspirazioni del popolo a elezioni tempestive determinando rapidamente una data finale per le urne e pubblicando l’elenco definitivo dei candidati alla presidenza senza ritardo.”
Il consigliere speciale delle Nazioni Unite per la Libia, Stephanie Williams, afferma – in un’intervista rilasciata a Reuters – che l’obiettivo principale dopo il rinvio delle elezioni dovrebbe essere su come procedere per lo svolgimento della tornata elettorale il prima possibile, piuttosto che sul destino dell’autorità esecutiva ad interim, attualmente guidata dal premier Abdul Hamid Dbeibah. Secondo la diplomatica americana, eventuali modifiche al governo dovrebbero essere apportate seguendo le regole stabilite da precedenti accordi politici riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, la Williams ha affermato che qualsiasi elezione deve svolgersi in condizioni di parità tra i diversi candidati e nessuno dovrebbe godere di vantaggi derivanti dalla posizione ricoperta: “Tutti dovrebbero fare un passo indietro per un certo periodo, e questo significa che tutti i candidati che hanno un piede dentro e uno fuori, dovrebbero metterli entrambi i piedi fuori”. L’attacco a Dbeibah è abbastanza chiaro.
